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lunedì 22 novembre 2021

RYA TOUR - Viaggio nella Rya Series - Dalla parte di chi scrive Barbara Bolzan

 

Pronti, partenza, via!

Eccoci ritrovati, per fare un bel viaggetto a ritroso nel tempo. Oggi vi voglio riparlare della Rya Series di Barbara Bolzan, edita Delrai Edizioni.

Prima di partire vi suggerisco di andare a curiosare nei vari link che seminerò lungo il cammino, paroline cliccabili che vi mostreranno qualche mia vecchia recensione e tutti quelli che collaborano in questo veloce tour.

Ho sempre detto a Barbara che avrei letto anche la sua lista della spesa, l'importante era che lei scrivesse ancora, l'ho stressata parecchio nel cercare di carpire informazione su un possibile quinto volume ma non sono riuscita a scucirle nessuna nuova, così ho architettato questo blog tour. Pochi ma buoni, quattro tappe, semplici e indolori ma dove troverete sempre qualcosa scritto da lei. Dalla sua magistrale penna sono nate presentazione e riflessioni sulla saga. Gustatevele!
Oggi 22/11 qui con me;
23/11 un salto da Les Fluer du mal;
24/11 passate da Il regno dei libri;
25/11 ci troviamo tutti a casa della Bolzan o meglio nella sua vetrina.
Mi raccomando se amate Rya tenete d'occhio il profilo Instagram della Delrai Edizioni durante questi giorni.

Come farina del mio sacco vorrei riproporvi l'inizio della mia recensione su Fracture, il primo libro della serie.

Barbara Bolzan dipinge un mondo pseudo medioevale e te lo fa vivere grazie ai cinque sensi. Non sono tanto le descrizioni ambientali a trascinarti nella sua fantasia ma quanto gli odori, i colori, i suoni, una miriade di sensazioni che ti  fanno “sentire” i luoghi di questa intrigante storia.

Ma bando alle ciance... buona lettura!

 

DALLA PARTE DI CHI SCRIVE

 

Una passeggiata insieme, da Temarin all'Idrethia (e ritorno)

Introduzione alla nuova Rya Series:

FRACTURE, SACRIFICE, DECEPTION, AWAKEN

in due parole

 

 

Venite. Coraggio.

Siate i benvenuti nel mio mondo. Entrate.

Siete coperti? Avete scarpe comode ai piedi? Sapete chi siete?

Potreste perdervi. Potreste sentire il bisogno di chiedere informazioni o aiuto.

Sarete in grado di farlo?

 

 

Mas no s’eschai                     qu’ilh am tan paubremen

 

pero be sai                           c’assatz fora avinen

 

que ges amors segon ricor no vai

 

Bernart de Ventadorn (1130-1140 / 1190-1200)

Bel m’es q’eu chan en aquel mes, vv.33-35

 

(trad.: “Ma non può accadere che lei ami così in basso,

anche se sarebbe molto bello, lo so bene,

perché amore e potere non vanno di concerto!”)

 

 

Succede che la mente si fermi e che si focalizzi su un ricordo. Qualcosa che sa di vecchia carta di stracci, di giullari in piazza e di trovatori che fanno il giro delle corti esaltando la Midons di turno solo per mettere le gambe sotto il tavolo e qualcosa tra i denti.

Succede che quello stesso mondo di trovatori e giullari mistifichi se stesso attraverso le proprie parole, che mostri un universo che in realtà non esiste.

E tu lo accetti, perché la finzione narrativa è un patto che lo scrittore (l'inventore della fiaba, lo strillo che la riporta cambiando il finale) stringe con il lettore (o uditore che sia).

Una finzione legalizzata, se così si può dire.

L’ideale donna medioevale (e pensiamo anche solo alle donne angelicate che tizi come Dante e Petrarca hanno voluto mostrarci) è bella e bionda e delicata e altera e concede a stento i propri favori. Intorno a lei, fioriscono le margherite e i gigli, tutti la venerano e le rendono omaggio; quando passa, sotto i suoi piedi sboccia la primavera e le farfalle delicate svolazzano.

Balle.

Sempre per il fatto che abbiamo letto troppi libri e visto troppi film, sappiamo quanto l'epoca medioevale sia differente.

Perché continuare a giocare allo specchio-nello-specchio, dunque?

Perché non dire le cose come stanno?

La realtà è immensamente più sfaccettata delle menzogne. Essa stessa è il volo pindarico che mai avresti creduto, la follia e l'orrore, la meraviglia e il vaso di Pandora non solo aperto ma andato in frantumi.

Pane al pane, vino al vino.

Realtà per Realtà.

Fango per Fango.

E infatti: Duro. Crudo. Vero. Disperato. Ma con una grande forza interiore.

Questo è non solo l’animo del romanzo ma l'animo della stessa Rya.

Queste siamo tutte noi.

Che ci rialziamo. A fatica. Col sorriso gonfio sulle labbra e i lividi nascosti.

Anche per questo, insieme alla Casa Editrice Delrai Edizioni, abbiamo deciso di dare una nuova veste grafica al’intera saga.

Ve lo dico chiaramente: ho adorato, come tutti, la prima edizione della serie: la figura di spalle, i colori che identificavano così bene ogni singolo volume (il rosso dell’autunno per Fracture, il giallo acceso della calda estate di Sacrifice, il blu Idrethia di Deception… e il bianco, un bianco quasi sporco e bruciato, per Awaken). E sarò per sempre grata a Catnip per aver creato quelle meraviglie.

Da un certo momento in poi, però, ho avvertito l’esigenza di rendere già visivamente, e quindi al primo impatto, la saga “più adulta”: ho voluto che trasmettesse quella durezza della quale le pagine sono permeate. Perché, per l’appunto, quella che racconto non è una fiaba. Fracture, forse, può essere inteso così (il prologo, l’inizio di tutto, l’inizio di una fiaba). Ma la fiaba finisce ben presto.

È come un’infanzia.

Termina.


 

Inizia la vita vera. Coin i problemi. Con le brutture.

Realtà per realtà.

Ecco il motivo della decisione di dare una nuova veste grafica alla Rya Series: copertine che già rispecchiassero il contenuto dei vari volumi.

 

 

Tiriamo le somme partendo dall'inizio

 

FRACTURE

 

Ho inserito Rya all'interno di una campagna di disinformazione incentrata sull'interrogativo di chi sia Niken, quali fossero stati i suoi rapporti con Blodric e perché mai a Nemi, capo di uno sparuto villaggio di bifolchi non asserviti a nessuna legge, debba importare qualcosa di tutto questo.

In quest'ottica, Rya è una vittima.

Non per questo, però, è innocente.

Non credo nei dogmi. Un tempo, gli uomini potevano anche dividersi in aristotelici e platonici, ma qui, nel mondo di Rya, a farla da padrone sono i Gorgia. E ci si trovano pure a proprio agio. Vivere nella menzogna, comunque, non è indolore. E di certo, alla lunga, non paga.

Fracture, come ripeterò all’infinito, costituisce il prologo, le fondamenta, i capisaldi della saga. È l'inizio di tutto. È il luogo in cui il mazzo di carte viene tagliato e deposto sul tavolo da un imbroglione di professione.

Niente è come sembra.

Perché il banco prende tutto. Sempre.

 

 

SACRIFICE

La discesa (la caduta) inizia proprio in Sacrifice, e la storia perde qualunque connotazione fiabesca.

In Fracture avevamo il topos del viaggio: la principessa che lascia la reggia, si addentra nella selva oscura (toh...) e incontra colui che sarà la sua guida (Nemi che parla con accento mantovano, però, non ce lo vedo). Tutto molto classico.

Sacrifice spezza gli equilibri.

Il tema dell'alcolismo, così come quello della prostituzione e dell'anoressia, danno uno spintone alla lieve fiaba di prima, accaparrandosi un posto al centro della scena.

Questo è quello che ho sempre chiamato "fango". La discesa di Rya, il suo ruzzolare dalle stelle alle stalle e poi ancora più giù, nell'abiezione.

Per uno scopo, però.

Per uno scopo che non sia se stessa. Per la prima volta.

In Sacrifice, Rya cresce e muta. Il suo carattere si plasma, il cuore si indurisce. Si scontra veramente con la realtà -con il peggio della realtà-.

Quando ogni tua certezza crolla, quando ciò in cui credevi ti si palesa come vano e sciocco e privo di spessore, quando i tuoi punti saldi crollano, uno dopo l'altro, puoi solo decidere di arrenderti.

O di lottare.

Arrendersi è facile. Segui il flusso, lasci che tutto scorra e che tu scorra via con esso.

Lottare è più difficile: è sangue e ferita, è lividi sulla pelle e cuore serrato in una morsa.

La perdita dei Sogni.

Lottare ha in sé la speranza di uscirne fuori (non "vittoriosi", ma per lo meno "in qualche modo").

Indenni?

Non scherziamo!

Non c'è battaglia dalla quale si esca indenni.

 

 

 

La purga dura da sempre, senza un perché.

Dicono che chi abiura e sottoscrive

 

può salvarsi da questo sterminio d'oche.

 

Eugenio Montale, Il sogno del prigioniero,

La bufera e altro

(1954)

 

DECEPTION

Deception poteva essere il romanzo nel quale tirare il fiato, riposare.

Rya ormai ha riabbracciato la famiglia. Ha perso Nemi, sì, però almeno è tornata a corte (più o meno).

Invece, no.

La storia ha seguito tutt'altra piega.

 

("Ma Rya deve soffrire ancora?!"

Gente, è la vita. Avete mai visto un'esistenza tranquilla, colma di bene, pace e amore, senza problemi, gravida di concordia? Forse, in un universo alternativo da LSD.)

 

Accarezzavo il tema spinoso della violenza sulle donne già dai tempi di Fracture, quando ho colorato il personaggio di Isan di ombre appena accennate, uno squarcio sul suo passato, una scena che lo vedeva protagonista, insieme a Sania, di un episodio che la mente ha ormai rarefatto...

Ma che in Deception, finalmente, può tornare e mostrarsi realmente per quello che è stato.

 

Un calcio nel fianco sinistro. All’inizio, non sentii nemmeno male. Fu solo incredulità. Poi, il dolore arrivò. Tutto in una volta. Un altro conato mi riempì la bocca di acido. Tentai ancora di rialzarmi. E un secondo calcio mi colpì la coscia.

Era mio marito, che torreggiava su di me.

Era mio marito, il che era brutto.

Era l’uomo che mi aveva amato, il che era anche peggio.

Lui mi ama, pensai irrazionalmente.

Poi, non ci fu più nulla.

[cit. DECEPTION]

 

 

Non si tratta di un romanzo totalmente incentrato sulla violenza domestica, ma di certo essa ne è uno dei temi principali.

Ho provato a indagare questo orribile fenomeno.

Non 'capirlo'.

La violenza non può essere capita.

Non 'giustificarlo'.

La violenza non può e non deve mai, in nessun caso, essere giustificata.

Semplicemente, indagarlo.

Dalla parte di una vittima che solo vittima non è. Dalla parte di una persona che ondeggia, che barcolla, che è a cavallo tra la colpa, l'abiezione e la purezza.

Le medaglie hanno sempre due facce.

Non è detto che una sia migliore dell'altra.

 

AWAKEN

E adesso,Awaken.

La fine di tutto.

La fine che è un ritorno (perché la storia ciclica è una delle mie manie).

Cosa conta, davvero?

La Casa (con la C maiuscola, sì).

La Famiglia (talvolta, non proprio quella "del sangue").

L'onore (termine oggi alquanto desueto, vero?).

Il viaggio di Rya è fisico e mentale: è il tentativo, da parte di una ragazza legata mani e piedi con una corda d'oro, di conquistare la propria individualità. La ricerca di se stessa, di qualcosa di vero per il quale lottare.

Un amore, un figlio, un ideale.

L'amore stesso assume svariate connotazioni. Tutte importanti. Tutte reali.

Questa è una "fine del viaggio" che, ancora una volta, sconvolgerà gli equilibri.

Perché la vita è così: non sempre il buono vince, non sempre le principesse (che poi, diciamocelo, non siamo altro che noi stesse) accettano di essere salvate, in quanto spesso, quella stessa salvezza, ha un prezzo altissimo.

E oggi, che ormai tutta la serie di Rya è disponibile in cartaceo, in ebook, perfino in audiolibro, mi sento un po' orfana.

Mi guardo indietro e rivedo una me stessa molto più giovane, piena di sogni e di speranze, che comincia a tratteggiare su un foglio un abbozzo di storia.

Oggi il cerchio si chiude.

Più o meno, e se leggerete i ringraziamenti finali al testo capirete il perché di questa affermazione.

Grazie a tutti voi, che avete preso un qualcosa che era solo mio... e lo avete fatto vostro.

 

Grazie a te Barbara, per la tua speciale capacità di trascinarci dentro le emozioni, tutte!

 

Alla prossima!

Restate inchiostrati!

Georgia I&P



 

1 commento:

  1. Grazie di cuore per aver inaugurato il RyaTour!
    Buona lettura a tutti e... occhio agli indizi sparsi qua e là.
    Curiosità in arrivo in ogni dove!

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